La psicosi del batterio killer del cetriolo rischia di dare una mazzata terribile all’economia agricola del comprensorio di Licata e di Palma di Montechiaro. Gli operatori dell’ultimo lembo della fascia trasformata della costa meridionale temono che la crisi apertasi con i scarsi risultati ottenuti con il melone cantalupo possa continuare anche con gli altri primaticci che si coltivano in serra. Proprio il raccolto del Cantalupo sta risentendo della eco di quanto accade in Germania, la gente ha paura a consumare verdura, frutta o ortaggi crudi e dunque i prodotti rimangono invenduti. Le richieste dalla Germania sono crollate, ma anche i mercati del Nord Italia segnano il passo. I prezzi erano già colati a picco a causa di una sovrabbondanza di produzione, il virus del cetriolo diffusosi in Germania sta facendo il resto. “Nessuno compra più prodotti da consumarsi crudi – dice Carmelo Iapichino, dottore agronomo di Licata – il mercato ortofrutticolo di Vittoria, nostro punto di riferimento commerciale, è intasato e non accetta più merce in arrivo, persino i commercianti locali hanno deciso di chiudere temporaneamente le loro attività in attesa di tempi migliori, decine di stagionali sono finiti per rimanere a casa anzitempo quest’anno”. Alla coltura del Cantalupo e degli ortaggi in serra in generale sono interessati circa 850 ettari della piana di Licata, tra diretto ed indotto sono migliaia gli addetti al settore, la nuova crisi rischia di mandare sul lastrico decine di piccole e medie aziende. Il paradosso è che a Licata non si produce più il cetriolo da almeno una decina di anni, da quando la richiesta del mercato pugliese si è affievolita per sparire del tutto, oggi la quasi totalità delle colture avvengono sotto serra, si producono meloni cantalupo, pomodori e peperoni. A pieno campo la coltura più importante è quella del carciofo. Eppure, la psicosi ha portato ad un crollo delle richieste nei mercati del Nord Italia e nei maggiori mercati europei dove tradizionalmente il prodotto di Licata viene commercializzato. Attualmente il settore è fermo per il riposo stagionale delle colture, si riprenderà tra luglio ed agosto con la coltivazione del peperone, “Le premesse però non sono delle migliori – afferma il dottore Iapichino – perché molte aziende non avranno i mezzi economici per sostenere le spese delle coltivazioni, se a questo aggiungiamo le già scarse prospettive di vendita possiamo capire in che condizioni si trovano ad operare gli addetti”. La speranza è, ovviamente che l’allarme in Germania rientri in tempo per non compromettere la coltivazione del peperone, sul cui positivo esito si basano le speranze di centinaia di famiglie. “Speriamo che prevalga il buon senso – dice Armando Sorce, segretario locale della Confederazione Italiana Agricoltori – perché i prodotti locali sono sicuri e possono essere mangiati tranquillamente, anzi l’auspicio è che i consumatori riprendano l’abitudine di consumare prodotti locali a kilometri zero o comunque nostrani”. Secondo la Coldiretti, il consiglio migliore in questi casi è proprio quello di preferire i prodotti locali a quelli d’importazione soprattutto perché, dal punto di vista del consumatore il crollo delle richieste Oltralpe provocherà un ulteriore abbassamento dei prezzi al consumo, a tutto vantaggio di chi sceglierà di acquistarli.
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